Ventimiglia - Venerdì scorso gli Avvocati Marco Mazzola ed Alessandro Moroni, difensori di fiducia di Francesco Di Benedetto, dipendente delle poste arrestato dalla Polizia per il reato di circonvenzione di persone incapaci, hanno richiesto al Tribunale del Riesame di Genova la revoca della custodia in carcere o, in subordine, gli arresti domiciliari. I due legali, infatti, sostengono che nel caso difettavano i presupposti per far luogo ad un provvedimento prima del processo. "L'uomo - evidenziano i due legali - non è accusato di aver prosciugato conti postali di anziani, come è stato riportato da alcuni organi di stampa. E' accusato di aver incassato una polizza sulla vita a seguito della morte di un cliente di Poste Italiane e di aver acquisito la materiale disponibilità di un televisore da un soggetto che afferma di aver subito pressioni in tal senso. E' evidente che la posta in gioco sia modesta, non di milioni di euro come è stato scritto. Di Benedetto è una persona benestante, ma non ha mai posseduto milioni di euro ed essere benestanti non significa essere colpevoli".
All'interrogatorio in carcere Di Benedetto ha comunque chiarito la provenienza del suo patrimonio e ricostruito le movimentazioni effettuate. "E' figlio unico - proseguono i due legali - ed ha ereditato un cospicuo patrimonio, alla morte del padre prima e della madre poi essendo un accorto operatore finanziario ha saputo investire quel patrimonio, investendo in immobili e titoli". In merito al primo episodio contestato (polizza sulla vita) il Di Benedetto ha richiamato il legame di profonda amicizia con il compianto Secondino Muratore, che lo aveva beneficiato per il caso di morte. "Il legame conflittuale del Muratore con la sorella - proseguono i legali - emerge anche dagli atti. Al momento della sottoscrizione della polizza le Poste Italiane (e non il Di Benedetto hanno incassato 50.000 euro dal Muratore. Di Benedetto non avrebbe incassato alcunché se il Muratore non fosse morto, peraltro in circostanze tragiche certamente imprevedibili al tempo della sottoscrizione. Il Muratore avrebbe potuto cambiare beneficiario in qualsiasi momento e disinvestire il denaro dopo il primo anno, ma non lo ha fatto. Egli è invece morto senza testamento e la sorella, unica erede per legge, ha ereditato oltre € 400.000 rimasti depositati presso le Poste Italiane (non si sa se il deceduto avesse anche risparmi altrove). In merito al secondo episodio contestato, Di Benedetto ha chiarito, ancorché non fosse necessario (in quanto il fatto non è stato assunto a base del provvedimento cautelare), di aver versato 500 euro per l'acquisto di un televisore usato da 7/8 mesi. Anche questa circostanza risulta comprovata agli atti. Nei giorni successivi all'arresto, molto singolarmente, alcuni organi di stampa hanno invitato chiunque avesse avuto a che fare con Di Benedetto a rivolgersi alla Polizia qualora avessero sospettato ammanchi. Una persona ha presentato un esposto in cui lamentava che la zia avrebbe compiuto atti pregiudizievoli". Neanche questo episodio è stato assunto a riferimento per l'adozione del provvedimento cautelare, ma la difesa del Di Benedetto ha comunque evidenziato che il Giudice Civile ha rigettato la richiesta di nomina di amministratore di sostegno presentata dalla stessa persona che ha presentato l'esposto, dichiarando a chiare lettere che quella signora è pienamente capace.
Quest'oggi il Tribunale del Riesame di Genova ha accolto il ricorso degli Avvocati Marco Mazzola ed Alessandro Moroni e disposto la scarcerazione del Di Benedetto, sostituendo la misura con quella della sospensione dall'esercizio pubblico alle Poste.