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Messaggeria Istantanea





Il postino che non suona mai: Condannato

Sassari - Quando è stato scoperto, ha portato gli agenti a casa sua per mostrare che la corrispondenza mancante ce l'aveva lui, ed era perfettamente in ordine. Solo che 1.654 tra lettere e plichi avrebbero dovuto essere recapitati ai legittimi destinatari.
Invece Angelo Atanasio, 57 anni, ex portalette di Poste italiane, aveva accumulato nel suo appartamento le missive inviate alla zona di sua competenza, il centro storico di Alghero. Forse non se n'era accorto, ma aveva commesso un reato: peculato, almeno stando alla condanna della seconda sezione del Tribunale - presidente Pietro Fanile, a latere Marina Capitta e Elena Meloni - che qualche giorno fa gli ha inflitto due anni, pena sospesa, e lo ha assolto dall'accusa di sottrazione della corrispondenza. Ora il difensore Luciano Sechi, per ribaltare l'esito, porterà il caso davanti alla Corte d'Appello.
Tutto era partito da un militare della Finanza che una sera aveva notato una persona avvolta nell'ombra che scendeva da una Volkswagen con delle lettere in mano, quasi tutte comunicazioni elettorali, e le buttava in un cassonetto. Lo sconosciuto non era visibile, ma la targa dell'auto sì, ed era risultata intestata ad Atanasio. Lui era stato appena assunto dalle Poste, il primo aprile 2008, quando il 7 aprile gli investigatori sono arrivati da lui per chiedergli conto delle centinaia di lettere e plichi dei quali studi legali o commerciali del centro e i negozi reclamavano la mancata consegna.
Atanasio aveva assicurato di non averli persi, ma di averli sistemati a casa sua. Aveva mandato un certificato medico per spiegare che stava male, che non riusciva a recapitare tutta quella corrispondenza da solo in una zona tanto impegnativa come il centro, che avrebbe richiesto quantomeno un affiancamento per un neofita come lui. Spiegazione servita per ottenere l'assoluzione dall'ipotesi di sottrazione della corrispondenza, ma non ad evitare la condanna per peculato. Quando è stato scoperto, Poste lo ha licenziato in tronco, ma lui si è rivolto al giudice del lavoro.