Belluno - Continua la razionalizzazione di Poste Italiane nel territorio montano. E se fino all’anno scorso si parlava di riduzione dell’orario di apertura degli uffici nel periodo estivo, ora le cose si fanno più serie.
È trapelato, da ambienti ben informati, che Poste Italiane starebbe pensando ad avviare un “piano di interventi di razionalizzazione/chiusura di uffici postali per il 2012”. E spulciando tra l’elenco di questi sportelli salta subito agli occhi la ricorrenza molto elevata del nome della provincia di Belluno. «Quindici sono gli uffici postali del nostro territorio che saranno interessati da questa razionalizzazione o chiusura e di questi ben nove sono nell’Agordino», sottolinea Ludovico Bellini, segretario provinciale della Cgil.
A dire la verità, se si leggono bene i segnali, razionalizzazioni e chiusure sono partite già dall’inizio di quest’anno. Ai primi giorni di gennaio c’è stata la soppressione dell’ufficio postale di Tiser di Gosaldo e di Avoscan di San Tomaso Agordino, e di Campolongo di Cadore, mentre poi è toccato a Selva di Cadore dove l’orario di apertura dello sportello è stato ridotto. Per tutte queste novità, all’epoca, i sindaci erano stati avvisati a cose avvenute, cioè quando le Poste italiane avevano già deciso tutto. Anzi per lo sportello di Tiser e Avoscan i primi cittadini erano stati avvisati il giorno dopo la chiusura.
Insomma, pare che la smobilitazione di ogni avamposto di servizio pubblico o di utilità pubblica nella provincia bellunese sia iniziata. O meglio che sia già a buon punto. Prima il trasporto locale, poi gli uffici Inps sempre in Agordino e ora gli uffici postali. «Siamo alle solite», commenta sconsolato Bellini. «Ormai non ho nemmeno più parole per esprimere il rammarico e la rabbia per quanto sta avvenendo in questa provincia. Noi come sindacati ci diamo da fare per siglare accordi con Confindustria e con il Consorzio Bim per concretizzare la rete di solidarietà e di interventi per salvare questo territorio, mentre il privato, a cui interessa soltanto la convenienza e non certo la sopravvivenza di questa provincia, non si fa problemi nel tagliare a destra e a manca i rami “secchi”, non più produttivi. E lo fanno in modo lineare, senza alcuna considerazione per gli effetti negativi che ne sorgeranno. Mi auguro soltanto che questo piano le cui cifre spaventano soltanto a pronunciarle, venga condiviso con gli amministratori locali. E che non sia, invece, la solita storia che qui prima si decidono le cose e poi vengono fatte sapere, senza possibilità di appello, al territorio».
Resta, quindi, da capire quali saranno i prossimi uffici a essere ridimensionati.