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Accordo sindacato-Poste italiane: se fai un figlio, ti taglio lo stipendio

Se ti assenti per maternità, ti tagliano lo stipendio. Non è uno scherzo. D’ora in avanti sarà così sulla busta paga di quelle donne che vorranno fare un figlio. Le migliaia di dipendenti del Gruppo Poste Italiane Spa (“finta” liberalizzazione perché il 100 per cento del pacchetto azionario è posseduto da sempre dal ministero del Tesoro) sono avvertite. L’accordo è “ovviamente” sindacale: quattro associazioni private (che mai hanno chiesto la registrazione come prevede da oltre sessant’anni la Costituzione italiana) UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom, hanno firmato assieme all’azienda un accordo che prevede un taglio di 140 euro di bonus alle future mamme che si assentano dal proprio posto di lavoro per portare a termine la gravidanza. Ma c’è di più. Solo qualche anno fa Poste Italiane aveva ricevuto il Bollino Rosa S.O.N.O., simpatico acronimo che dovrebbe significare “Stesse Opportunità Nuove Opportunità”, che fu promosso proprio dal ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Sembra poi, a pochi giorni dalla fuga di notizie, che le responsabili femminili di Cgil e Cisl abbiano scritto al ministro Fornero. Per rendere nullo l’accordo? Macché. Le donne nel sindacato ubbidiscono agli uomini, è cosa nota. Le lor signore hanno semplicemente chiesto alla ministra delle pari opportunità, nonché del Lavoro, di «revocare l’immeritato riconoscimento e di voler considerare la gravità dell’atto compiuto in termini di ‘cattivo esempio’ per quelle aziende che, pur non essendo paragonabili per storia, dimensioni e risorse a Poste Italiane, contribuiscono ogni giorno ad una reale valorizzazione delle politiche di Pari Opportunità». Scherzi a parte, seriamente stanno invece prendendo posizione numerose consigliere di parità, sia regionali che provinciali, sulla inusitata questione. «Se partorissero gli uomini ci sarebbe almeno un ‘premio di maternità’», dichiara indignata Gabriella Taddeo, consigliera di parità della provincia di Trieste. Paola Petrucci, consigliera di parità della regione Marche, invece è pronta per una denuncia ai media e far scoppiare il caso. Servirà un intervento coordinato per far stracciare questo accordo sciagurato a Poste Italiane? «E’ il nostro compito principale», spiega la consigliera provinciale di Ancona, Pina Ferraro, «denunciare ogni forma di discriminazione di genere ed impegnarci in tutti i modi a rimuoverla, anche con l’appoggio delle istituzioni». Chissà se Poste Italiane sarà pronta a difendere quell’accordo extracontrattuale o farà marcia indietro.