Mantova - La vertenza si trascina da mesi e spesso per cifre modestissime. Un altro tavolo senza risultati, ieri in prefettura, e così i sindacati hanno deciso: le quaranta addette alle pulizie degli uffici postali della provincia il 29 maggio saranno in sciopero. La protesta organizzata da Fisascat-Cisl e Filcams-Cgil mette nel mirino i pagamenti degli stipendi in costante ritardo (anche se non ci sono arretrati), il mancato versamento dei contributi previdenziali almeno per i primi quattro mesi di lavoro e la violazione delle norme di sicurezza (nessuna maschera protettiva e prodotti non sempre certificati) da parte di New Multiservice Global, l’azienda che ha l’appalto. Questo ufficialmente. Perché poi, dietro all’azione dei sindacati, si legge un obiettivo più alto: ottenere la garanzia che sia Poste Italiane a rispondere delle inadempienze della New Multiservice e arrivare alla revoca di un appalto che, sempre secondo Fisascat e Filcams, sarebbe stato assegnato nonostante l’azienda non ne avesse i requisiti.
Poste Italiane e New Multiservice si stanno rimpallando le responsabilità. La prima dice che i rapporti con le quaranta lavoratrici spettano alla società che ha ottenuto l’appalto che però, a sua volta, risponde dicendo che paga in ritardo perché è proprio Poste Italiane a saldare fuori dai tempi previsti. A pagare le conseguenze sono le lavoratrici, che già devono fare i conti con stipendi leggerissimi (massimo di 700 euro al mese e picchi verso il basso di 35 per chi non è impiegato più di qualche mezz’ora settimanale). I sindacati evidentemente non vedono di buon occhio il balletto delle responsabilità e così ieri, al termine dell’incontro in prefettura con la New Multiservice, hanno chiesto un nuovo incontro alla presenza anche di Poste Italiane. «Sta andando in onda un film già visto» accusano Daniele Grieco (Fisascat) e Laura Bolzacchini (Filcams). Il riferimento è alla Cpa, l’azienda che fino al novembre scorso aveva l’appalto e che ha chiuso la sua esperienza lasciando dietro di sé tfr e qualche tredicesima non versati. Da lì è partita una vertenza su scala nazionale che vede coinvolte 3.500 lavoratrici e una richiesta di restituzione di 2,7 milioni di euro.
I sindacati vedono lo stesso film sia sul fronte della sceneggiatura che del cast, perché i dirigenti delle due aziende sono gli stessi. «In sostanza, è stato solo un cambio d’abito – accusa Grieco – e, al di là di questo, le Poste devono rispondere in solido delle inadempienze di chi ha vinto l’appalto». E i sindacati storcono il naso anche davanti allo stesso contratto tra Poste Italiane e New Multiservice (accordo a Mantova come in molte altre province sparse in tutta Italia), perché l’azienda subentrata da novembre fino a pochi mesi prima non esisteva (è stata costituita a marzo). Dunque la legge che vuole almeno un’anno di attività precedente sarebbe stata violata, anche se c’è il cuscinetto del consorzio Ipram Prisma messo in mezzo tra Poste e New Multiservice.
«Le lavoratrici sono esasperate» aggiunge Grieco. «Ma del resto appalti del genere, in cui si guarda solo al ribasso, sono insostenibili» affonda la Bolzacchini.