Lodi - «Fermate il piano di apertura a giorni alterni dei nostri uffici postali, e convocate invece un tavolo con Regione, Anci e Poste Italiane per trovare una soluzione che mantenga lo standard dei servizi per i cittadini». È questa la richiesta che i sindaci dei comuni di Mairago, Corno Giovine, Bertonico, Ossago Lodigiano, Cavacurta e Villanova del Sillaro hanno espresso ieri assieme al presidente della Provincia Pietro Foroni al Prefetto di Lodi Pasquale Gioffrè, dopo l’incontro convocato da quest’ultimo in seguito all’annuncio di Poste Italiane della nuova riorganizzazione degli uffici postali a partire dal 16 aprile.
«In pratica i nostri sportelli rimarrebbero aperti solo tre giorni a settimana, con un grave danno per i nostri cittadini — spiega il sindaco di Mairago Davide Tei, capofila della protesta — Nel 2011 la riduzione di giorni e orari era già stata attuata a Boffalora d’Adda, Cervignano d’Adda, Corte Palasio, Crespiatica, Terranova dei Passerini, Valera Fratta, Santo Stefano Lodigiano e a Casalpusterlengo nella frazione Zorlesco, ma riteniamo che non sia questa la strada da percorrere».
Già a febbraio il consiglio Regionale, come abbiamo ricordato al Prefetto, si era impegnato ad inizio febbraio a creare un protocollo d’intesa per garantire un’apertura minima degli uffici postali in tutti i centri in cui attualmente sono presenti — continua Tei —. La direttrice delle Poste di Lodi Caterina Costa, presente all’incontro, ha spiegato di avere solo potere di rappresentanza e non di decisione, ma si è impegnata con il Prefetto nella creazione del tavolo. Ora speriamo che il piano venga fermato, in attesa della discussione. Noi come sindaci abbiamo provveduto ad informare i cittadini della “rivoluzione” in arrivo, ma abbiamo già ricevuto le prime lamentele».
«Restiamo del parere — ha detto il presidente della Provincia Pietro Foroni — che il taglio al servizio rappresenti un passo indietro. Pur essendo una società di tipo privato, riteniamo che Poste Italiane Spa debba comunque farsi carico di servizi di pubblica necessità. Siamo disponibili a discutere e a confrontarsi sulle scelte, ma non a subirle e basta».