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Tagli alle Poste, appello alla politica

Un grido per squarciare il silenzio della politica bresciana. A lanciarlo sono i sindacati del comparto Poste (Slp Cisl, Uil Poste, Confsal e Ugl) delusi per l'«assoluta assenza dei parlamentari bresciani (a parte Davide Caparini e Raffaele Volpi)» sulla vicenda che sta investendo il settore.
Da mesi ormai si sono interrotte le relazioni industriali tra sigle sindacali e Poste Italiane. Cresce di giorno in giorno l'insofferenza per le decisioni - «non condivise» - prese dall'azienda. Forte preoccupazione è stata espressa per l'applicazione dei nuovi orari di apertura degli uffici postali, per le chiusure e le riduzioni degli uffici, per il recapito della posta ai cittadini a giorni alterni e per «la scelta di Poste Italiane di scavalcare Comuni e Prefettura affidando alla Regione il compito di fare passare scelte laceranti per il territorio». Nei piani delle poste ci sarebbe il taglio di una trentina di uffici, nei comuni più piccoli.
«Vogliamo risvegliare il senso delle istituzioni perché così divisi come siamo ora l'azienda continua a imperare» commentano i segretari territoriali di categoria. Una frattura che non si misura solo all'estero ma che è anche intestina. Risale a questa estate la spaccatura tra Cgil e il resto della rappresentanza sindacale. Una divisione, spiegano Slp Cisl, Uil Poste, Confsal e Ugl, di cui approfitta Poste Italiane. «L'azienda ha infatti detto di non essere disposta a sedersi al tavolo del confronto se non ci sono tutti gli interlocutori». Secondo i sindacati Poste Italiane si sta incamminando nella direzione di un'eliminazione di quegli uffici considerati diseconomici. «Non solo questa sarebbe una grave perdita in un territorio come quello bresciano costellato da piccoli comuni ma - fanno sapere - già adesso stiamo registrando una diminuzione qualitativa dei servizi per via della scarsità di personale».