Sentenza di Cassazione rigetta il ricorso di un bancario per Mobbing, i requisiti della prova... |
In molti usano riferire al proprio datore di lavoro o superiore gerarchico comportamenti di mobbing per vessazioni e persecuzioni subite. La sentenza della Corte di Cassazione recentissima (gennaio 2012) oltre a delineare le circostanze e gli esiti di un processo conclusosi negativamente per il lavoratore ricorrente, conclama i requisiti di riconoscimento del mobbing. Il mobbing è la condotta di un datore di lavoro sistematica e continuata nel tempo, tenuta nei confronti di un dipendente nel contesto del'ambiente di lavoro, che utilizza un uso sistematico e reiterato di comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica, da cui può conseguire la mortificazione morale e l'emarginazione del lavoratore stesso, producendo effetti lesivi del suo equilibrio psico - fisico e della sua personalità. Per ravvisare gli estremi di "mobbing" occorre riscontrare diversi elementi: -la durata del comportamento, -il carattere discriminatorio dello stesso e la volontà di estromettere il dipendente dal contesto lavorativo -la molteplicità di comportamenti di carattere persecutorio, illeciti o anche leciti se considerati singolarmente, che siano stati posti in essere in modo miratamente sistematico e prolungato contro il dipendente con intento vessatorio -l’evento lesivo della salute o della personalità del dipendente -il nesso eziologico tra la condotta del datore o del superiore gerarchico e il pregiudizio all’integrità psico-fisica del lavoratore -la prova dell’elemento soggettivo, cioè dell’intento persecutorio -la sistematicità e durata dell’azione nel tempo, dalle sue caratteristiche oggettive di persecuzione e discriminazione. |