Sito in costruzione...

Messaggeria Istantanea





Pensioni, le nuove regole dopo la riforma del Governo Monti

Il sistema delle pensioni in Italia è stato totalmente ridescritto eliminando buona parte delle previsioni di speranza nella pensione.
Nel nostro paese il sistema del welfare fa acqua (non siamo certamente la Svezia e la Finlandia) si fatica a trovare un lavoro e si va in cerca di "raccomandazioni", ma quando lo si trova incomincia l'aspettativa della pensione che fino a qualche mese fà si poteva ottenere anche sotto i 60 anni, grazie agli incentivi all'esodo volontario che molte aziende utilizzavano come leva contabile per fare cassa ed al sistema previdenziale che permetteva di usufruirla attraverso le "quote", somma dell'età anagrafica agli anni di servizio prestato.
Ormai si tratta di preistoria, perchè il Governo "Monti" brandendo la scure del guerriero teutonico ha "accettato" il sistema previdenziale del paese, pur con qualche gradualità, ma con la prosepettiva di doverci fare lavorare fino a 67 anni nel 2021 ed a 70 anni in previsione dell'innalzamento delle "speranze in vita" (in pratica si tratta di accorciare i periodi di godimento della pensione pubblica e poichè con il tempo si è incrementata l'età di sopravvivenza, si è messo in cantiere un sistema di "flex-pensione" ovvero di proporzionalità che ci porterà a potere usufruire della pensione per meno di 10 anni se maschi e per circa 15 anni se femmine).
L'invecchiamento della popolazione in Italia cresce e la speranza di vita si incrementa velocemente, attualmente siamo a 78/79 anni per gli uomini e 84 anni per le donne ed oltre il 20% degli italiani ha più di 65 anni. Scienza e coscienza vanno di pari passo, ma vince di più la prima che ha portato il Governo dei "Professori" a riformare il sistema delle pensioni.
Abolite le pensioni di anzianità (sostituite dalle "pensioni anticipate") rimane in piedi la "pensione di vecchiaia"
- nel 2012 per i dipendenti delle aziende private la si potrà avere a 66 anni per i maschi ed a 62 anni per le femmine
- nel 2013 serviranno 66 anni e 3 mesi ai maschi e 62 anni e 3 mesi alle femmine
- nel 2014 e 2015 serviranno 66 anni e 3 mesi ai maschi e 63 anni e 9 mesi alle femmine
- nel 2016 e nel 2017 serviranno 66 anni e 7 mesi ai maschi e 65 anni e 7 mesi alle femmine.
Chi ha maturato il diritto alla pensione con il sistema già vigente entro il 31.12.2011, anche se in attesa della “prossima” finestra di uscita, manterrà i diritti acquisiti e la decorrenza prevista, ma i periodi eventualmente lavorati dal 2012 saranno conteggiati ai fini della pensione con il sistema contributivo pro-rata. Invece chi ha iniziato a lavorare dopo il primo gennaio 1995, potrà andare in pensione a 63 anni, ma se in possesso dell'anzianità contributiva minima di 20 anni.
A decorrere dall’ 1.1.2012 è stata introdotta la pensione anticipata che si potrà percepire con delle penalizzazioni sugli importi oppure optando integralmente per l'applicazione del calcolo dell'assegno di pensione con il sistema contributivo (anche per chi aveva precedentemente diritto al "retributivo").
Per ottenere la pensione anticipata si prescinderà dall’età anagrafica ma si dovranno raggiungere le nuove soglie di “servizio minimo prestato”, indispensabili per calcolare l’assegno della pensione, applicando il sistema “contributivo” a tutte le nuove mensilità dall’1.1.2012.
Chi accede alla pensione con meno di 62 anni di età avrà calcolato l’assegno pensionistico con una riduzione pari all’1% sulla parte “retributiva”, per ciascun anno di anticipo dalla soglia per i due anni precedenti, mentre la penalizzazione crescerà al di sopra di tali soglie (penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo oltre i primi due).
Le modalità esposte sono riferite ai dipendenti di aziende private. Tutto da rifare nei calcoli di CHI è uscito dal lavoro con un esodo volontario e la rassicurazione di una prossima pensione anticipata da parte dell'Azienda in cui prestava lavoro.
Toccherà al Governo metterci una pezza oppure gli interessati dovranno convenire l'Azienda in "Giudizio" per risistemare le cose attraverso una revisione del "concordato" precedente ?
Per adesso sembra prevalere la seconda tesi a meno che il sindacato (come stiamo chiedendo) non ottenga che l'Azienda (ad esempio Poste Italiane) riveda la situazione degli esodati più prossimi alla pensione, attraverso cui - negli ultimi anni - ha concorso a rimettere a posto i suoi bilanci contabili.