Sito in costruzione...

Messaggeria Istantanea





Buste con proiettili indirizzate a Monti e Berlusconi e ai quotidiani


Lamezia Terme (Catanzaro) – È riaccaduto. Soltanto alcuni giorni fa lettere contenenti proiettili erano state inviate al ministro della Giustizia Paola Severino e al sindaco di Roma Gianni Alemanno. Giovedì pomeriggio dieci buste con altrettanti proiettili sono state intercettate al Centro meccanografico di Poste Italiane di Lamezia Terme. In ciascuna, proiettili di vario calibro (12, 9×21 e 7.65) e un volantino contenente ingiurie e minacce. Destinatari del messaggio il presidente del Consiglio Mario Monti; l’ex premier Silvio Berlusconi; il ministro del Welfare Elsa Fornero; il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il presidente dell’Udc Pierferdinando Casini. Le altre cinque buste erano destinate ai direttori Ferruccio De Bortoli del “Corriere della Sera”, Ezio Mauro de “La Repubblica”, Maurizio Belpietro di “Libero”, Leonardo Boriano de “La Padania” e Lamberto Sechi de “Il Tempo”.
Il volantino era firmato dal Movimento armati proletari. Le buste erano prive di mittente, francobollo e del classico timbro postale che certifica la provenienza del luogo in cui la corrispondenza viene imbucata (certamente in Calabria, comunque, dal momento che il Centro lametino smista esclusivamente corrispondenza proveniente dalle cinque province calabresi). Le prime quattro buste (18×24) di colore giallo sono state intercettate intorno alle 18.30, ora in cui al Centro di smistamento è scattato l’allarme: le buste sono state infatti sottoposte a un controllo con un apparato radiogeno che ha permesso di verificare la presenza dei proiettili. Il rinvenimento delle buste con le pallottole ha fatto scattare immediatamente l’intervento della polizia che ha avvisato il sostituto procuratore di turno, Maria Alessandra Ruberto, in servizio alla Procura di Lamezia, e lo stesso procuratore capo Salvatore Vitello, che ha disposto l’apertura di un fascicolo contro ignoti.
Quattro buste che nelle ore successive sono diventate otto: intorno alle 19.30 al centro meccanografico è scattato il secondo allarme, essendo state intercettate altre quattro buste contenenti proiettili. Il terzo allarme è scattato alle 21, quando il sistema ha intercettato altre due buste, con l’identico messaggio minatorio delle precedenti.
Sul volantino, scritto in stampatello con un computer, riferendosi alla manovra economica varata dal governo Monti, c’era scritto, tra l’altro, «ve la faremo pagare a tutti; vi colpiremo e sarà una guerra all’ultimo sangue». E ancora: «Vi faremo maledire queste misure col sangue. Non dovrete più dormire sonni tranquilli. Il piombo non manca e adesso arriva anche il tritolo dagli amici arabi. La finanziaria è pronta come è pronto il loro funerale. Ci vedremo a Roma. Non siamo contro le forze dell’ordine però se c’è qualcuno che vuole fare l’eroe pensi prima alla sua famiglia. È una lotta giusta e coerente contro i poteri forti a difesa della povera gente». «Le misure prese per colpire sempre i più deboli – prosegue la lettera minatoria – non devono esser approvate se non con modifiche radicali a difendere quel poco che le fasce deboli hanno. Ma vi rendete conto che colpite gli operai con le loro famiglie che sono già sul lastrico».
Le lettere sono state sequestrate, repertate e inviate alla polizia scientifica che si occuperà dei rilievi. Il tentativo è quello di analizzare i dieci plichi al fine di isolare elementi utili per le indagini. Al momento non si esclude alcuna ipotesi investigativa, a partire da quella che conduce agli ambienti estremisti attivi in tutta la regione. Pochi elementi sono emersi dal messaggio di minacce, identico per tutti i plichi. Le indagini vengono svolte dagli uomini della Digos di Catanzaro e del Commissariato di Polizia di Lamezia Terme.
D’altronde, la sigla “Movimento armato proletario”, apposta sulle lettere, non era mai apparsa prima. Gli investigatori ne stanno valutando l’attendibilità e la possibile provenienza. Il precedente più immediato risale a soli cinque giorni fa, come detto, con i messaggi minatori al ministro Severino e al sindaco Alemanno. Il primo era stato rivendicato da tre sigle: Fai (Federazione Anarchica Informale), Fac (Federazione Anticapitalista) e Br con stella a cinque punte. Quello ad Alemanno dal Nucleo Galesi per i Pac (Proletari armati per il comunismo). Nei giorni precedenti pacchi bomba erano stati inviati alla Deutsche Bank di Francoforte e alla sede di Equitalia di Roma, “firmati” dalla Federazione Anarchica Informale.
Le prime valutazioni degli investigatori tenderebbero ad escludere una regia unica dietro i diversi episodi. D’altronde, anche il testo di rivendicazione stavolta appare alquanto più rozzo e con specifiche linguistiche differenti.