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Poste chiuse, presidio a Nese

Alzano Lombardo (Bergamo) - Un paese civile si misura anche dalla capacità di garantire servizi efficienti ai cittadini. È questo il senso della protesta effettuata ieri mattina dai residenti di Nese, circa 200 persone, che hanno dato vita ad un presidio per chiedere la riapertura al pubblico del locale ufficio postale, chiuso da cinque mesi e aperto solo come “Punto imprese”, una struttura riservata a chi svolge un’attività economica ed è titolare di partita Iva. Al termine della manifestazione, una delegazione si è recata alla Poste di Alzano per recapitare le mille firme raccolte al direttore dell’ufficio, che si è però rifiutato di ricevere i cittadini, spiegando che non era autorizzato a farlo.

«La situazione è sempre più caotica - sottolinea uno dei manifestanti, Francesco Crudo -. Tutto è iniziato a giugno quando, senza alcun preavviso, Poste Italiane ha deciso di sospendere i servizi nell’ufficio che serve, oltre la frazione di Nese, Olera e Monte di Nese. Così quasi seimila utenti non possono più accedere ai servizi di spedizione, pagamento, riscossione e pensioni. I disagi maggiori li subiscono gli anziani, che devono recarsi ad Alzano per ritirare la propria pensione. Non tutti, però, possono farsi accompagnare o sono in grado di percorrere a piedi 2-3 chilometri.

Nel frattempo si è registrato un sovraccarico di lavoro per gli uffici postali di Ranica e Torre Boldone, perchè la sede di Alzano non è stata rinforzata e, soprattutto nei giorni di ritiro della pensione, le file sono scontate».
«Adesso è necessario sedersi tutti insieme attorno a un tavolo e trovare un’altra soluzione - afferma Matteo Marchi, responsabile in zona del Partito Democratico, che ha promosso il presidio insieme a Italia dei Valori, Sinistra ecologia libertà, Collettivo politico sinistra e gruppo consiliare “Gente in Comune” -. Nonostante le nostre richieste Poste Italiane tace.
E non risponde neppure alle richieste di chiarimenti avanzate dall’amministrazione comunale di Alzano Lombardo e dal sindaco Roberto Anelli».Il primo cittadino, da parte sua, si dice «pienamente contrario alla chiusura del servizio. Sono dalla parte dei cittadini. Come amministrazione abbiamo protestato subito contro la decisione che danneggia gli utenti prima ancora che iniziasse la raccolta di firme».Adesso della questione è stato investito il prefetto di Bergamo, Camillo Andreana, al quale nei giorni scorsi è stato recapitato il documento contenente le mille firme. Andreana, che ha promesso un intervento per cercare di ripianare la situazione, ha invitato il direttore delle Poste di Bergamo a un incontro affinchè fornisca i necessari chiarimenti.