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E adesso devono spiegare...

Brindisi - Il film girato dalle telecamere nascoste nel centro di smistamento della corrispondenza di Poste Italiane parla e anche parecchio nonostante sia “muto” perché alle immagini non corrispondono conversazioni o soliloqui degli impiegati. E sino quando gli indagati non compariranno davanti al giudice, sono quelle le uniche affermazioni possibili, prova di infedeltà nello svolgimento di un pubblico servizio e soprattutto di peculato. Gli interrogatori. Il giro di interrogatori di garanzia partirà nelle prossime ore, con precedenza per i due che sono finiti in carcere all’alba di giovedì scorso, nell’inchiesta tenuta a battesimo con il nome di “Cellophane” partendo dalle pellicole trasparenti che con una certa frequenza venivano strappate. Subito dopo si passerà ai quattro che sono ristretti nelle proprie abitazioni con “prescrizione di non allontanarsi senza l’autorizzazione del giudice, di non comunicare – neanche per via telefonica o telematica – con persone diverse da quelle che coabitano o che li assistono”.
Toccherà prima a Francesco Meuli, 62 anni, di Brindisi, e Giuseppe Miccoli, 52, di San Donaci; mercoledì invece sarà la volta di Giuseppe Macchia, 57, di Brindisi; Giuseppe Peluso, 40, di Brindisi; Guido Cirillo, nato a Pescara ma residente a San Donaci, 57, e Daniela Santoro, 55 anni, di Brindisi, per i quali il giudice per le indagini preliminari Maurizio Saso ha ritenuto fosse congrua la misura meno afflittiva dei domiciliari.