Vicenza - Un tempo il postino era un'istituzione. Dopo il sindaco, il prete, il sacerdote e il farmacista arrivava lui con la sua divisa e il carico di buone e cattive notizie formato lettera.
Non è più così da un pezzo. Le Poste sono state privatizzate da anni e se fino a qualche tempo fa - la filmografia evoca - il postino suonava sempre due volte, ora a malapena arriva a una. E se va di fretta, come spesso accade, non si ferma proprio. Risultato? Le proteste non mancano e in molte zone della città: lungo corso S. Felice e Fortunato e zone limitrofe, per fare un esempio, il postino ferma il motorino due volte la settimana. «I tempi sono proprio cambiati - spiega un residente, Gianni Marchi - Per anni abbiamo avuto lo stesso portalettere, ora ad ogni sporadica consegna ne vediamo sempre uno diverso. Non mette le lettere nella cassette e le lascia una sopra l'altra all'ingresso. Per non parlare delle raccomandate che spesso vengono lasciate incustodite e senza alcun cartoncino di mancata consegna». Posta a singhiozzo anche in molte zone di Santa Bertilla, come confermano recentissime segnalazioni al Giornale.
«Lo sappiamo che la consegna a domicilio in alcune zone è problematica - dichiara Antonio Cunsolo della Cgil- sono gli stessi portalettere a dirci che sono in difficoltà. Si tratta di una battaglia che stiamo combattendo da tempo, ma i servizi su cui l'azienda sta puntando sono altri per cui viene penalizzato il servizio principale e gli utenti si lamentano».
Partiamo dai numeri forniti dall'ufficio centrale di Mestre di Poste Italiane. Nel Vicentino ci sono 91 portalettere: 69 vengono utilizzati per la città mentre i restanti 22 lavorano nell'hinterland, ovvero nei Comuni limitrofi come Creazzo, Altavilla, Torri di Quartesolo. «Ma questi postini si ammalano, vanno in ferie e vengono sostituiti da persone che non conoscono bene la città e quindi- aggiunge il rappresentante sindacale - il servizio non sempre funziona, perchè non sono nelle condizioni migliori per lavorare».
C'è poco personale anche agli sportelli degli uffici, dopo il ridimensionamento seguito all'accordo siglato a luglio dai sindacati con Poste Italiane per allontanare 6 mila dipendenti in esubero.
Il risultato? «Missive, multe e verbali possono arrivare già scaduti, con il destinatario che viene messo in mora. Ad essere più a rischio sono i piccoli centri- continua Cunsolo della Cgil- ed è su questi che stiamo combattendo la nostra battaglia. Se continua così diventeranno cittadini di serie B che ricevono la posta di tanto in tanto a causa del domicilio decentrato».
Già da prima dell'estate la posta viene consegnata dal lunedì al venerdì, mentre il sabato mattina è dedicato solo a pacchi e lettere celeri.
Enti importanti come Inps e Inail che hanno sede in viale Milano e corso S. Felice e Fortunato hanno un servizio dedicato. «Per forza - ribadisce il vicedirettore dell'istituto sugli infortuni del lavoro, Renzo Di Polito- abbiamo una consegna alle 8 del mattino e un ritiro nel primo pomeriggio, non ci possiamo permettere ritardi o mancate spedizioni. E anche prima di adottare questo servizio utilizzavamo personale interno che si recava due volte all'ufficio centrale per il ritiro e le spedizioni».
Altri problemi vengono denunciati anche dalla Flp- Cisl con Beppe Ferrara: «Non si investe sul personale, sappiamo che la coperta è corta, ma la distribuzione rimane fondamentale. Anche a noi arrivano le proteste sia degli utenti che dei lavoratori. Il servizio di smistamento- prosegue Ferrara - è stato spostato lungo la Marosticana in Strada Dei Molini, abbiamo chiesto allo Spisal di controllare perché i dipendenti, circa 120, sono costretti ad operare in zone anguste e poco salubri, dove nemmeno i servizi sono a norma. Finora non abbiamo visto nessuno». «Ora Poste italiane ha appaltato la consegna dei moduli per il censimento, si tratta di una partita importante vediamo come verrà giocata. È chiaro: il servizio è in crisi e l'Azienda punta a diversificare, ma non si può fare sulle spalle dei cittadini e dei lavoratori e, soprattutto, contraendo il personale. I mezzi restano obsoleti, la concorrenza è feroce. È necessario - conclude Ferrara- guardarsi intorno, ci vogliono idee. Ormai la maggior parte degli ordini professionali e degli enti inviano tutto tramite Pec, posta certificata. Vorrà ben dire qualcosa».
Non è più così da un pezzo. Le Poste sono state privatizzate da anni e se fino a qualche tempo fa - la filmografia evoca - il postino suonava sempre due volte, ora a malapena arriva a una. E se va di fretta, come spesso accade, non si ferma proprio. Risultato? Le proteste non mancano e in molte zone della città: lungo corso S. Felice e Fortunato e zone limitrofe, per fare un esempio, il postino ferma il motorino due volte la settimana. «I tempi sono proprio cambiati - spiega un residente, Gianni Marchi - Per anni abbiamo avuto lo stesso portalettere, ora ad ogni sporadica consegna ne vediamo sempre uno diverso. Non mette le lettere nella cassette e le lascia una sopra l'altra all'ingresso. Per non parlare delle raccomandate che spesso vengono lasciate incustodite e senza alcun cartoncino di mancata consegna». Posta a singhiozzo anche in molte zone di Santa Bertilla, come confermano recentissime segnalazioni al Giornale.
«Lo sappiamo che la consegna a domicilio in alcune zone è problematica - dichiara Antonio Cunsolo della Cgil- sono gli stessi portalettere a dirci che sono in difficoltà. Si tratta di una battaglia che stiamo combattendo da tempo, ma i servizi su cui l'azienda sta puntando sono altri per cui viene penalizzato il servizio principale e gli utenti si lamentano».
Partiamo dai numeri forniti dall'ufficio centrale di Mestre di Poste Italiane. Nel Vicentino ci sono 91 portalettere: 69 vengono utilizzati per la città mentre i restanti 22 lavorano nell'hinterland, ovvero nei Comuni limitrofi come Creazzo, Altavilla, Torri di Quartesolo. «Ma questi postini si ammalano, vanno in ferie e vengono sostituiti da persone che non conoscono bene la città e quindi- aggiunge il rappresentante sindacale - il servizio non sempre funziona, perchè non sono nelle condizioni migliori per lavorare».
C'è poco personale anche agli sportelli degli uffici, dopo il ridimensionamento seguito all'accordo siglato a luglio dai sindacati con Poste Italiane per allontanare 6 mila dipendenti in esubero.
Il risultato? «Missive, multe e verbali possono arrivare già scaduti, con il destinatario che viene messo in mora. Ad essere più a rischio sono i piccoli centri- continua Cunsolo della Cgil- ed è su questi che stiamo combattendo la nostra battaglia. Se continua così diventeranno cittadini di serie B che ricevono la posta di tanto in tanto a causa del domicilio decentrato».
Già da prima dell'estate la posta viene consegnata dal lunedì al venerdì, mentre il sabato mattina è dedicato solo a pacchi e lettere celeri.
Enti importanti come Inps e Inail che hanno sede in viale Milano e corso S. Felice e Fortunato hanno un servizio dedicato. «Per forza - ribadisce il vicedirettore dell'istituto sugli infortuni del lavoro, Renzo Di Polito- abbiamo una consegna alle 8 del mattino e un ritiro nel primo pomeriggio, non ci possiamo permettere ritardi o mancate spedizioni. E anche prima di adottare questo servizio utilizzavamo personale interno che si recava due volte all'ufficio centrale per il ritiro e le spedizioni».
Altri problemi vengono denunciati anche dalla Flp- Cisl con Beppe Ferrara: «Non si investe sul personale, sappiamo che la coperta è corta, ma la distribuzione rimane fondamentale. Anche a noi arrivano le proteste sia degli utenti che dei lavoratori. Il servizio di smistamento- prosegue Ferrara - è stato spostato lungo la Marosticana in Strada Dei Molini, abbiamo chiesto allo Spisal di controllare perché i dipendenti, circa 120, sono costretti ad operare in zone anguste e poco salubri, dove nemmeno i servizi sono a norma. Finora non abbiamo visto nessuno». «Ora Poste italiane ha appaltato la consegna dei moduli per il censimento, si tratta di una partita importante vediamo come verrà giocata. È chiaro: il servizio è in crisi e l'Azienda punta a diversificare, ma non si può fare sulle spalle dei cittadini e dei lavoratori e, soprattutto, contraendo il personale. I mezzi restano obsoleti, la concorrenza è feroce. È necessario - conclude Ferrara- guardarsi intorno, ci vogliono idee. Ormai la maggior parte degli ordini professionali e degli enti inviano tutto tramite Pec, posta certificata. Vorrà ben dire qualcosa».