C'è una nuova iniziativa che vede coinvolti il codice della strada e la sicurezza in moto, il casco elettronico.
L'ultima notizia viene dal "casco elettronico" che servirà a dare maggiore sicurezza a chi lo indossa nel traffico stradale (ovviamente rivolta ai motociclisti).
Nel sito web http://www.oggi.it/attualita/tecnologia/2011/11/11/motociclisti-arriva-il-casco-elettronico/ c'è un approfondimento di questa notizia che riguarda la presentazione del nuovo "casco" a Monza.
La cosa ha suscitato un vespaio di polemiche, poichè sembrerebbe che Poste Italiane abbia fatto balenare la possibilità di introdurre il dispositivo nel Recapito postale ed adesso sembra probabile che l'azienda voglia farlo indossare a livello sperimentale a 150 portalettere (Lazio e Campania).
Ma torniamo nel merito per dire che il dispositivo previsto dall'art. 50 del DDL 1720 B approvato definitivamente dal Parlamento e tramutatosi in legge prevede: Art. 50.(Introduzione del casco elettronico e della «scatola nera») 1. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti può emanare, sentito, per quanto di competenza, il Garante per la protezione dei dati personali, direttive al fine di prevedere, compatibilmente con la normativa comunitaria e nel rispetto della disciplina in materia di protezione dei dati personali, l’impiego in via sperimentale, da parte dei conducenti e degli eventuali passeggeri di ciclomotori e motoveicoli, del casco protettivo elettronico...(omissis).
Pertanto c'è da stabilire se è opportuno che il personale di Poste Italiane possa essere "comandato" ad indossare il nuovo casco elettronico in assenza di uno specifico accordo sindacale e senza che sia stata definitivamente accertata l'effettiva compatibilità di tale strumento con la normativa di legge che sancisce il divieto di ogni datore di lavoro ad effettuare "controlli a distanza".
Comunque sia, appare irricevibile che un Datore di lavoro decida autonomamente di offrire il suo personale civile per la sperimentazione di un prodotto commerciale di cui ancora si ignorano gli effetti a lunga distanza e per l'intera vita lavorativa; un vero "infortunio" in cui sembrerebbe incorsa la nostra azienda.
Nel merito siamo già intervenuti per consentire ogni approfondimento relativo al contesto, sia sotto il profilo della legittimità ai sensi della Legge 300/1970, sia sotto quello della sicurezza e quindi del coinvolgimento dell'Organismo Paritetico nazionale per la Sicurezza, a tutela del personale di Poste Italiane.
Nel sito web http://www.oggi.it/attualita/tecnologia/2011/11/11/motociclisti-arriva-il-casco-elettronico/ c'è un approfondimento di questa notizia che riguarda la presentazione del nuovo "casco" a Monza.
La cosa ha suscitato un vespaio di polemiche, poichè sembrerebbe che Poste Italiane abbia fatto balenare la possibilità di introdurre il dispositivo nel Recapito postale ed adesso sembra probabile che l'azienda voglia farlo indossare a livello sperimentale a 150 portalettere (Lazio e Campania).
Ma torniamo nel merito per dire che il dispositivo previsto dall'art. 50 del DDL 1720 B approvato definitivamente dal Parlamento e tramutatosi in legge prevede: Art. 50.(Introduzione del casco elettronico e della «scatola nera») 1. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti può emanare, sentito, per quanto di competenza, il Garante per la protezione dei dati personali, direttive al fine di prevedere, compatibilmente con la normativa comunitaria e nel rispetto della disciplina in materia di protezione dei dati personali, l’impiego in via sperimentale, da parte dei conducenti e degli eventuali passeggeri di ciclomotori e motoveicoli, del casco protettivo elettronico...(omissis).
Pertanto c'è da stabilire se è opportuno che il personale di Poste Italiane possa essere "comandato" ad indossare il nuovo casco elettronico in assenza di uno specifico accordo sindacale e senza che sia stata definitivamente accertata l'effettiva compatibilità di tale strumento con la normativa di legge che sancisce il divieto di ogni datore di lavoro ad effettuare "controlli a distanza".
Comunque sia, appare irricevibile che un Datore di lavoro decida autonomamente di offrire il suo personale civile per la sperimentazione di un prodotto commerciale di cui ancora si ignorano gli effetti a lunga distanza e per l'intera vita lavorativa; un vero "infortunio" in cui sembrerebbe incorsa la nostra azienda.
Nel merito siamo già intervenuti per consentire ogni approfondimento relativo al contesto, sia sotto il profilo della legittimità ai sensi della Legge 300/1970, sia sotto quello della sicurezza e quindi del coinvolgimento dell'Organismo Paritetico nazionale per la Sicurezza, a tutela del personale di Poste Italiane.