Venerdì protesta di postini e sportellisti. Slc-Cgil: 'Devono far di tutto, come la dea Kali'
Il Sindacato lavoratori della comunicazione (Cgil) invita i lavoratori di Poste Italiane ad un presidio organizzato per venerdì 19 dalle 16.30 alle 18, davanti alla filiale di Ferrara, in viale Cavour. I motivi della mobilitazione sono stati enunciati questa mattina, in una conferenza stampa cui hanno partecipato il segretario generale della Slc ferrarese Glauco Melandri e cinque rappresentanti sindacali (i portalettere Roberta Fermani, Gigliola Tosi e Claudio Govoni e lo sportellista Leo Rossetti).
Per quanto riguarda i postini, la riorganizzazione dei servizi del 27 luglio 2010 stabilì che l’organico della nostra provincia deve equivalere al 111% del fabbisogno, allo scopo di far fronte alle ferie non estive e alle assenze. In cifre assolute, questa percentuale equivale a 286 operatori. Tuttavia, il sindacato denuncia che in realtà il servizio è svolto da dieci persone in meno, ossia 276, e il problema si fa sentire in particolare durante questa stagione. «Ancora una volta – chiosa Melandri – i portalettere devono coprire le porzioni di zona lasciate scoperte dai colleghi in ferie estive, altrimenti la posta rimarrebbe ferma per quindici giorni. Eppure – continua – il contratto collettivo nazionale stabilisce che questa flessibilità aggiuntiva non deve essere effettuata».
Non è migliore la situazione degli sportellisti. Nel febbraio 2009 l’azienda comunicò che, nella nostra provincia, gli operatori full-time o equivalenti sarebbero dovuti scendere a 224 (erano dieci in più), ma al 23 giugno di quest’anno il calo era superiore: «a quella data gli operatori erano 220 – segnala Melandri –, ma nel senso di 220 teste, non contratti full-time o equivalenti». Questo significa, insomma, che tra i 220 ci sono anche 21 lavoratori part-time, sei in assenza lunga, uno distaccato ai sensi della Legge 300, una in maternità ed uno in congedo straordinario: «mancano almeno quindici lavoratori» segnala il Slc.
Tale carenza si aggiunge ad altre difficoltà degli sportellisti, «che ormai sono come la dea Kali – il paragone è rappresentato nelle vignette del sindacato –: devono vendere di tutto, e subiscono anche pressioni in questo senso». Melandri non vuole si dimentichi che «sono loro quelli che ci mettono la faccia quotidianamente, come è accaduto in giugno durante il black-out, quando cercavano di difendere l’indifendibile».
In conclusione, i problemi d’organico altro non sono che la conseguenza di una «riduzione dei costi senza investimenti. Eppure – secondo Melandri –, in un mercato monopolizzato l’ex monopolista dovrebbe garantire la qualità. Vediamo invece un’azienda ormai sempre più orientata verso i servizi commerciali, ma la ricerca del business non dovrebbe far venire meno la missione, altrimenti non ci chiameremo Poste Italiane».