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Messaggeria Istantanea





Vertenza Poste Italiane, il Tar salva nove uffici

Potenza – Grande festa per nove comuni nell’ambito della vertenza “Poste Italiane”. Infatti il Tar nel tardo pomeriggio di ieri ha pubblicato 13 sentenze, accogliendo i ricorsi presentati contro il provvedimento di razionalizzazione previsto da Poste Italiane, stabilendo la riapertura settimanale e respingendo l’apertura a giorni alterni per i comuni di Carbone, Castelluccio Superiore e Marsicovetere e le frazioni di Agromonte Mileo (Latronico) e Pergola (Marsico Nuovo).
Inoltre il Tribunale Amministrativo regionale ha ritenuto valide le rimostranze presentate dai legali delle frazioni di Sant’Ilario di Atella (Atella), Avigliano Scalo (Potenza) e Sant’Antonio Casalini (Bella), le cui sedi postali erano a rischio soppressione, statuendo la riapertura per 18 ore settimanali, pari a tre giorni alla settimana. Se questi piccoli centri possono gioire, la frazione di Possidente può ritenersi pienamente soddisfatta, avendo ricevuto dal Tar l’ok ad usufruire dei servizi presso l’ufficio postale per l’intera settimana. Quindi dal rischio chiusura alla riattivazione per sei giorni alla settimana dell’ufficio postale. E a Possidente le prime indiscrezioni di un netto dietrofront erano già trapelate in mattinata, tanto da far risuonare le campane a festa. Di meglio, gli abitanti della popolosa frazione di Possidente, non potevano proprio attendersi. Soltanto in quattro casi il Tar ha dato ragione a Poste Italiane, respingendo i ricorsi presentati contro il provvedimento di razionalizzazione della frazione di Agromonte Magnano (Latronico) e dei comuni di Calvera, Cersosimo e Teana. In questi casi, l’ufficio postale, chiariamoci, non sarà chiuso ma subirà il provvedimento di apertura a giorni alterni, come chiesto da Poste Italiane. Restano in attesa del responso altre dieci comunità.

Poste Italiane obbligata a risarcire un truffato con il phishing online

Un milanese, truffato su internet da un sito simile a quello di Poste Italiane, ha ottenuto dal giudice di pace un risarcimento per l'intero importo sottrattogli online.
 
Caduto nel più classico dei tranelli che girano su internet, un milanese, derubato di oltre mille euro dal suo conto corrente di Poste Italiane, è riuscito a ottenere un risarcimento proprio dall'azienda postale. Secondo il giudice di pace, i rischi del sistema di homebanking "devono rimanere a carico della parte che ha scelto il sistema e che, nella circostanza, è Poste Italiane spa".
LA TRUFFA - Ivan D'Elia, milanese, riceve una mail in cui, dopo essere stato portato su una pagina internet del tutto simile a quella di Poste Italiane, gli veniva chiesto il numero della carta di credito e la password. Dal suo conto erano poi spariti, in tre tranche, 1.322 euro.
LE VIE LEGALI - Una volta sporta denuncia e tentato di conciliare con l'azienda postale, dopo aver ricevuto il rifiuto di quest'ultima (perché, sosteneva, i servisi "sono realizzati con sistemi di protezione che rispettano elevati standard di sicurezza" e quindi le frodi informatiche sono considerate non risarcibili), D'Elia si rivolge al giudice di pace. Che gli dà ragione: obbliga Poste Italiane a corrispondergli l'intero ammontare del furto, oltre agli interessi legali dal giorno della domanda al saldo, e al pagamento di spese e competenze: altri 957 euro. Per il giudice, infatti, nonostante D'Elia non avesse provato di aver custodito con diligenza i codici d'accesso al proprio conto, "risulta non contestato che i prelievi sono stati effettuati" dal truffatore. "Non risultando essere stata provata - questa la motivazione - la mancata diligenza nella custodia delle schede segrete personali", i rischi "relativi alla violazione del sistema di sicurezza adottato per il c.d. homebanking, devono rimanere a carico della parte che ha scelto il sistema e che, nella circostanza, è Poste Italiane spa".
Una sentenza importantissima per il presidente del Codacons Marco Donzelli, per il quale finalmente un giudice ha riconosciuto "che l'onere della prova è a carico del proprietario del sito e che i rischi per la violazione del sito stesso sono a carico di chi lo ha fatto e ha scelto il sistema di sicurezza".